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Gestione carceri a Reggio: si prospetta il giudizio per l'ex direttrice Longo

"Pur non facendone parte", concorreva con le sue decisioni professionali "al mantenimento e rafforzamento della 'ndrangheta" attraverso l'accoglimento di richieste dei detenuti ristretti presso il “Panzera”, circuito di alta sicurezza, consentendogli "un'illimitata possibilità di circolazione e di comunicazione anche con l'esterno"

Maria Carmela Longo

Chiusa l'indagine sulla gestione disinvolta nelle carceri di Reggio Calabria, si prospetta il giudizio per l'ex direttrice degli istituti penitenziari reggini “San Pietro” e “Arghillà”, la dottoressa Maria Carmela Longo, ad oggi sottoposta alla misura cautelare della sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio o servizio per la durata di 12 mesi e inizialmente colpita da arresti domiciliari.

Nei suoi confronti un quadro d'accusa pesante

"Pur non facendone parte", concorreva con le sue decisioni professionali "al mantenimento e rafforzamento della 'ndrangheta" attraverso l'accoglimento di richieste dei detenuti ristretti presso il “Panzera”, circuito di alta sicurezza, consentendogli "un'illimitata possibilità di circolazione e di comunicazione anche con l'esterno".

Tra i detenuti privilegiati anche nomi di spicco della 'ndrangheta

Dall'avvocato ed ex deputato Paolo Romeo a Maurizio Cortese, allora rampollo dei Serraino prima di diventare collaboratore di giustizia. La dottoressa Maria Carmela Longo, difesa dall'avvocato Giacomo Iaria del Foro di Reggio, avrà adesso 20 giorni di tempo per "presentare memorie, produrre documenti" o chiedere al Pubblico ministero di essere sottoposta ad interrogatorio.

Destinatari di un avviso conclusioni indagini preliminari, a firma dei sostituti procuratori Stefano Musolino e Sabrina Fornaro, anche un medico dipendente Asp incaricato presso il carcere reggino, Antonio Pollio, per aver redatto un certificato medico attestando falsamente di aver sottoposto a vista medica la detenuta Caterina Napolitano (indagata) diagnosticando coliche renali "per evitare che partecipasse come teste a un'udienza in Tribunale".

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