
Messa in Cattedrale in occasione del trigesimo alla scomparsa del boss Giovanni Tegano: adesso è la Diocesi a scendere in campo e precisare che «il suffragio non è stato applicato in una messa riservata su richiesta della famiglia, ma, su istanza dei congiunti, si è aggiunta un’intenzione a quelle già previste per la messa parrocchiale di sabato scorso. Non è stato – si legge in una nota – in alcun modo “solennizzato il ricordo” il Tegano, che non è mai stato neanche citato dal sacerdote celebrante». L’Arcidiocesi ha ritenuto che, «data la fitta rete di relazioni criminali intessuta da Tegano e la forte territorialità della ’ndrangheta, l’applicazione del suffragio in altre chiese, compresa quelle del quartiere di origine del boss ed in qualsiasi altro territorio della Diocesi (soprattutto le periferie aspromontane, della jonica e della tirrenica), avrebbe attribuito dei connotati celebrativi o assunto una chiave di lettura strumentale a rafforzare l’idea di determinate alleanze territoriali tra clan o famiglie mafiose. La Cattedrale ha garantito un contesto anonimo, “asettico” e spersonalizzante rispetto ai legami di Tegano con il territorio di Archi e di altri quartieri centrali e periferici della città e della provincia».
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