Un calo costante e duraturo che è il segnale di una strategia nata sotto i migliori auspici e che si è rivelata sbagliata. La raccolta differenziata è in caduta libera. Dopo il boom dei primi anni l’inesorabile inversione di tendenza fino ai numeri drammatici degli ultimi due anni. Nell’anno del covid, in base agli ultimi dati del settore ambiente del Comune, si è scesi sotto la soglia psicologica del 40% di spazzatura differenziata mentre gli standard europei indicano nell’80% la misura minima per garantire un servizio efficace e a impatto zero sul territorio. Sembrano fotocopia i report pubblicati da Palazzo San Giorgio. Ecco quello del 2020: «Nel 2020 la percentuale di raccolta differenziata si è attestata al 37,58%, sul totale dei rifiuti urbani prodotti, con una flessione di 5,11 punti rispetto a quella registrata l’anno precedente 2019 (42,69%). Questa diminuzione è stata determinata a causa dell’insufficienza di impianti ove conferire la frazione organica e che si ritrova come rifiuto indifferenziato, nonché per l’aumento delle micro discariche cittadine, cioè abbandoni illeciti costituiti da rifiuto indifferenziato».
Questo dato viene amplificato se si considera che la percentuale di abitanti raggiunti dal servizio del “porta a porta” spinto è molto alta in quanto «gli abitanti serviti dal sistema di raccolta differenziata domiciliare risultano circa 170.000».
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