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Reggio, dal boss Nino Caridi agli “arcoti”: l’ascesa dell’immobiliarista dei clan

Nel processo “Theorema-Roccaforte” la testimonianza del pentito Enrico De Rosa

Il procuratore Giovanni Bombardieri e l’aggiunto Giuseppe Lombardo

Anche il collaboratore di giustizia Enrico De Rosa, l'immobiliarista dei clan, è sfilato sul banco dei testimoni nel processo “Theorema-Roccaforte” nell'udienza fiume dedicata agli interrogatori dei pentiti di ’ndrangheta. Fedelissimo di Nino Caridi (il genero di Domenico Libri indicato dagli inquirenti come uno dei vertici della cosca con base operativa a Cannavò), proprio sul rapporto privilegiato con il boss di San Giorgio Extra si avvia il fuoco di fila di domande del Pm Walter Ignazitto: «De Rosa: Nino Caridi era il boss, oltre a essere il genero del defunto Domenico Libri; quando l'ho conosciuto io, era proprio il boss di San Giorgio Extra. Pm: Lei come lo ha conosciuto... quando ha parlato della sua attività imprenditoriale, e quindi ha fatto riferimento alla sua attività immobiliare... De Rosa: Allora, io diciamo che prevalentemente facevo immobiliare pura, non avevo una ditta di costruzioni, e quindi svolgevo sia l'attività di immobiliare che di agente immobiliare. E in quella occasione, in occasione se non sbaglio di una costruzione delle villette nel rione Modena, entro in contatto con Nino Caridi, e quindi da lì poi... era un periodo che lui era appena uscito dal carcere... poi Nino mi aiutò a fare questa ricostruzione, che ovviamente io ero ragazzetto».

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