«Ormai, purtroppo, chi entra in Rianimazione covid, ha davvero poche possibilità di farcela». Esordisce così, senza mezzi termini, il primario Nuccio Macheda, dopo i decessi avvenuti nel suo reparto, che è una delle eccellenze della sanità reggina e calabrese. Poche volte, se non forse la prima in assoluto da quando il coronavirus si è affacciato nelle nostre vite, ci è capitato di vedere il primario della Rianimazione così sconfortato. «Stiamo provando tutti un senso di dolore; un fallimento personale e professionale, sapendo di non avere in questo momento dell’epidemia strumenti a nostra disposizione», ripete Macheda, riguardando i dati delle cartelle cliniche e non trovando né conforto né schiarite. Ammette: «Non era così nella prima fase. Una percentuale discreta di nostri pazienti, certamente tra le più altre di Italia, è stata in grado di superare i giorni più acuti dell’infezione per continuare la guarigione in altri reparti più leggeri. Ogni uscita dalla Terapia Intensiva diventava – ricorda il primario –, un inno alla speranza per un paese intero che affrontava la stessa prova di vita». Oggi, invece, tutto è diverso.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia