La cooperativa “Modulus” aveva permesso per svolgere attività di piccola falegnameria e manutenzione all’interno del cantiere “Zen” non operazioni di alaggio e varo, che possono essere svolte soltanto da imprese che sono iscritte in un apposito registro ex art. 68 del Codice della navigazione. “Modulus” invece, pur senza autorizzazione, operava alla luce del sole, indisturbata, addirittura anche per imbarcazioni della Guardia costiera, circostanza documentata dall’avv. Mimmo Infantino senior con corrispondenza ufficiale, fatture e preventivi a… prezzi stracciati!
Inoltre, i consulenti tecnici avrebbero appurato che la gru “Link Belt HC 218”, il cui crollo provocò la morte del giovane Agostino Filandro, travolto, il 21 giugno 2019, mentre si trovava a bordo di un’imbarcazione pronta per l’alaggio nello specchio d’acqua antistante la banchina di ponente del porto di Gioia Tauro, seppur mobile, era stabilmente posizionata sulla banchina del molo di ponente; questo alla luce delle condizioni della cabina fatiscente, delle gomme che non erano assolutamente idonee, del posizionamento delle zampe e dalle immagini satellitari di Google Earth che mostrano la macchina nella medesima posizione almeno dal 2015. Interessante, in tal senso, l’audizione dell’ammiraglio Andrea Agostinelli fatta all’epoca dall’avv. Alfredo Zampogna, difensore degli Zito, nell’ambito del procedimento a loro carico e in relazione al sinistro mortale di Filandro.
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