In un momento di emergenza sanitaria, in cui le professioni sanitarie sono ancora più essenziali, sono tanti i giovani che vogliono diventare dottori e scelgono i licei biomedici. Un modello, diventato nazionale, che è partito dalla Calabria, in particolare dal liceo scientifico “L. da Vinci” di Reggio con l’impegno della dirigente scolastica Giuseppina Princi insieme all’Ordine dei medici, grazie a un protocollo d’intesa tra il Miur e la Fnomceo. E dopo cinque anni di sperimentazione sono oggi 206 i licei biomedici in tutto il Paese, 15mila gli studenti coinvolti. Nei due indirizzi principali, classico e scientifico, a partire dal terzo anno del ciclo sono state create “curvature biomediche”; alcuni sono nati anche negli istituti di istruzione superiore e nei licei con altre indirizzi (linguistico, scienze umane). Dopo il biennio, gli studenti che hanno una vocazione per le discipline sanitarie possono scegliere l’indirizzo sperimentale e studiare una materia in più: biomedicina. Sono 50 ore l’anno: 20 affidate ai docenti di scienze, 20 ai medici indicati dall’Ordine, 10 per attività di laboratorio in strutture segnalate dagli esperti. Sono 104 gli Ordini provinciali che, su 106, hanno aderito all’iniziativa didattica.
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