Al momento della brutale aggressione Ciro Russo era capace di intendere e volere? Si discuterà mercoledì la perizia medica eseguita, su richiesta della Corte d’appello, sul napoletano che il 13 marzo 2019, davanti a una scuola nel cuore di Reggio sud, tentò di ammazzare l’ex moglie, Maria Antonietta Rositani, dandole fuoco. Quell’uomo era nel pieno delle sue facoltà mentali quando evase dai domiciliari ai quali si trovava ad Ercolano e raggiunse fino in riva allo Stretto con una tanica di benzina la ex compagna? In primo grado una sentenza esemplare del gup di Reggio: 18 anni di reclusione e le pene accessorie di 3 anni di sorveglianza speciale e dell’interdizione dai pubblici uffici, oltre al risarcimento danni alla vittima (provvisionale da 200mila euro), ai figli e ai fratelli (30mila euro), ai genitori (20mila), alle associazioni contro la violenza di genere (10mila). Maria Antonietta Rositani, che ancora oggi porta le conseguenze, gravissime, delle ferite subite, era presente in aula alla lettura del verdetto di primo grado. Il padre Carlo le è sempre stato accanto. Ed è lui che, alla vigilia dell’ennesima udienza, torna sulla vicenda con una lettera aperta: «Esiste una spugna magica per cancellare dalla lavagna della mente e del cuore tutte le sofferenze piombate sulla mia famiglia per colpa dello Stato quel 12 marzo del 2019? No! C’è solo il tetto della fede del cielo di Dio dove trovare riparo nelle preghiere. Solo in Dio trovare un attimo di pace. E adesso dobbiamo aspettare giorno 20 per sapere se quella persona non era capace di intendere e volere al momento dell’agguato... Occorre sapere se quell’uomo fosse sano di mente. Bel messaggio che lanciamo ai paesani del Paese Terra. Quella persona non ha mai scritto una parola di pentimento per i suoi due figli innocenti. Mai una parola per il piccolo cagnolino Diuk morto bruciato nell’agguato. Mai una parola, un semplice “ciao” per nonna Antonietta, morta di crepacuore, che lo ha trattato come un figlio a casa sua», scrive papà Carlo.