C'è anche l’avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Vincenza Bellini nell’ambito dell’inchiesta «Malapigna» coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che ha fatto luce su un traffico di rifiuti gestito dalla cosca Piromalli. Pittelli è già imputato nel maxiprocesso Rinascita-Scott della DDa di Catanzaro. Come nel processo "Rinascita-Scott", anche nell’operazione "Malapigna" l’accusa per l’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli è concorso esterno in associazione mafiosa. L'indagine ha fatto luce su un traffico di rifiuti gestito dalla cosca Piromalli di Gioia Tauro. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal gip Vincenza Bellini su richiesta della Dda di Reggio Calabria, è stata notificata all’avvocato nella sua abitazione dove Pittelli si trovava già agli arresti domiciliari. Dopo le formalità di rito, l'avvocato ed ex parlamentare sarà accompagnato nella casa circondariale.
"Veicolava informazioni in e dal carcere per i boss"
Tra persone fisiche e società, sono in tutto 44 gli indagati dell’inchiesta. Per quanto riguarda l’avvocato Giancarlo Pittelli, arrestato per concorso esterno, secondo la Dda era «uomo politico, professionista, faccendiere di riferimento avendo instaurato con la 'ndrangheta uno stabile rapporto 'sinallagmatico'». Questo rapporto, per i pm, era "caratterizzato dalla perdurante e reciproca disponibilità». Pittelli avrebbe garantito «la sua generale disponibilità nei confronti del sodalizio a risolvere i più svariati problemi degli associati, sfruttando le enormi potenzialità derivanti dai rapporti del medesimo con importanti esponenti delle istituzioni e della pubblica amministrazione». Secondo gli investigatori, infatti, l’ex senatore Pittelli aveva "illimitate possibilità di accesso a notizie riservate e a trattamenti di favore". Per questo "veicolava informazioni all’interno e all’esterno del carcere tra i capi della cosca Piromalli detenuti in regime carcerario ai sensi dell’articolo 41 bis". I boss che avrebbero usufruito del rapporto con Pittelli sono Giuseppe Piromalli detto «Facciazza» e il figlio Antonio Piromalli reggente della cosca.
La filiera dei rifiuti partiva da Gioia Tauro e arrivava fino al Nord Italia
A gestirla era la cosca Piromalli. È quanto emerge dall’operazione "Malapigna» condotta dai carabinieri forestali con il coordinamento del procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gaetano Paci e dai sostituti della Dda Giulia Pantano e Paola D’Ambrosio. Con l’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Bellini, sono finiti in carcere esponenti di vertice della famiglia mafiosa ma anche imprenditori di riferimento della cosca Piromalli. L’epicentro del traffico di rifiuti sarebbe stato Gioia Tauro. Oltre all’associazione mafiosa, la Dda reggina ha contestato agli indagati pure il reato di disastro ambientale