Se da sempre il coronavirus si porta dietro il dilemma “morire di Covid-19” o “morire con il Covid-19”, il recente Report sulle” caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all'infezione da Sars-CoV-2 in Italia” a cura dell’Istituto Superiore di Sanità ha infuocato la questione e messo in campo le interpretazioni più varie. Per fare chiarezza sull’argomento, ne parliamo con chi di numeri se ne intende: i dottori Giovanni Tripepi e Claudia Torino, esperti di epidemiologia che operano nella sede dell’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr ubicata presso il Gom. «Le donne decedute – riferisce Tripepi – sono state circa 56mila. Al 5 ottobre scorso, su 130mila morti sono stati circa 1.600 quelli deceduti positivi al Sars-CoV-2 di età inferiore ai 50 anni. In particolare, circa 400 di questi avevano meno di 40 anni (245 uomini e 154 donne con età compresa tra 0 e 39 anni). Il report riporta anche le più comuni patologie croniche preesistenti (diagnosticate prima di contrarre l’infezione) in un campione di pazienti che non ce la hanno fatta. Questo dato è stato ottenuto da 7.910 deceduti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche. Il campione – aggiunge l’epidemiologo reggino – è quindi di tipo opportunistico, dando atto solo dei decessi in soggetti che hanno avuto necessità del ricovero, mentre le regioni sono rappresentate cercando di conservare una proporzionalità rispetto al numero di decessi».
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