Reggio, sentenza "Gotha”: "Straordinaria capacità di orientare e governare lo scenario politico"

Dominio assoluto. Anche per i Giudici d’Appello che hanno emesso la sentenza “Gotha” (il filone con rito abbreviato), come già sostenuto dalla Procura distrettuale antimafia nelle quattro indagini parallele (“Mamma Santissima”, “Reghion”, “Fata Morgana” e “Sistema Reggio”) sulla cupola affaristico-mafiosa che ha tenuto sotto scacco Reggio fino al 2010, alla ‘ndrangheta di vertice servono intelligenze di primissimo piano capaci di relazionarsi ai massimi livelli della società e di infiltrarsi nelle Istituzioni. Profilo che per la Corte d’Appello, che ha depositato i motivi della sentenza, si associa alla perfezione nelle figure dell'avvocato Giorgio De Stefano e dell'ex deputato, anche lui avvocato, Paolo Romeo: «È soprattutto attraverso costoro che è stata attuata quella massiccia attività di interferenza sull'esercizio delle funzione degli organi rappresentativi di rango costituzionale che ha prodotto l'asservimento della funzione pubblica al soddisfacimento di interessi di parte, in grado di provocare rilevanti vantaggi ed utilità personali, professionali e patrimoniali. Tale attività di infiltrazione si è di fatto attuata, almeno in ambito locale, attraverso le due direttrici poste in evidenza: la “lottizzazione” delle società miste partecipate dal Comune di Reggio Calabria (secondo il cronoprogramma descritto da Alampi Matteo nella ormai nota conversazione del febbraio 2002 a casa del capobastone Mico Libri), e la “gestione” dei fondi del c.d. “Decreto Reggio”, con le altrettanto note relazioni occulte gestite dal coimputato Romeo Paolo con l'ausilio di alti rappresentanti delle istituzioni (vice prefetti e parlamentari, fra gli altri). In tale contesto sì inseriscono le già citate conversazioni del gennaio e del marzo 2010, le quali offrono plastica dimostrazione del metodo ricoperto dal duo De Stefano-Romeo in seno alla ’ndrangheta». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio