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Bene sequestrato ma riutilizzato a Reggio. Il Pg: "Condanne da confermare"

In Corte d’Appello la requisitoria del processo “Gattopardo”

I Carabinieri hanno sequestrato il ristorante-pizzeria “Naos” ubicato sul Lungomare di Gallico

«Da confermare le decisioni del Giudice di primo grado»: entra nel vivo con la requisitoria del Sostituto procuratore generale il processo d’Appello “Gattopardo”, nato dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia e dei Carabinieri con cui è stato scoperto e stroncato il progetto illecito (secondo l'impianto accusatorio e le conclusioni del verdetto di primo grado) di Carmelo Giuseppe Cartisano, l’imprenditore di Gallico a cui il Tribunale “misure di prevenzione” aveva sottoposto a sequestro le attività imprenditoriali per la contiguità alla ’ndrangheta (emersa dal coinvolgimento nell'inchiesta “Reghion”) ma continuava a gestirle grazie a una dipendente di fiducia che faceva da prestanome. Il verdetto di primo grado (emesso dal Gup trattandosi di rito abbreviato) indica tre condanne e due assoluzioni: la pena maggiore - 6 anni di carcere - è andata all’imprenditore di Gallico, Carmelo Giuseppe Cartisano, il principale imputato dell'inchiesta “Gattopardo”; condannati anche i due cittadini romeni, Olimpia Mihaela Petre e Costel Zatlan, rispettivamente a 3 anni e un 1 e 6 mesi di reclusione. Il Giudice dell'udienza preliminare ha invece assolto dalle accuse per le quali erano finiti a processo la moglie dello stesso Cartisano, Isabella Pellicanò, e il commercialista Giovanni Morabito.

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