L'attentato (falso per il pool antimafia) a Palazzo San Giorgio, la casa del Comune di Reggio Calabria la sera del 6 ottobre 2004 quando sindaco era Giuseppe Scopelliti, e soprattutto le dinamiche che hanno portato al rinvenimento di una partita di tritolo al piano terra degli uffici comunale di piazza Italia partendo dalla segnalazione dei Servizi segreti, imbeccato da una fonte confidenziale, che consentì alla Polizia di Stato di sventare l'esplosione, fanno parte di un capitolo specifico dell'informativa che il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha prodotto agli atti del processo d'Appello 'Ndrangheta Stragista, l'inchiesta che sta provando di affermare l'esistenza della “Mafia unica” dietro gli attentati ai Carabinieri consumati a Reggio a cavallo tra il 1993 e il 1994 e rientranti nella strategia di esportare anche in Calabria la stagione delle stragi continentali, il ricatto di Cosa Nostra per fare indietreggiare lo Stato italiano rispetto all'inasprimento delle Leggi antimafia, carcere duro e mannaia di sequestri e confische dei beni.
La pista prende sempre di più consistenza: agli atti dell'Antimafia di Reggio anche la relazione degli artificieri intervenuti alle 22.30 del 6 ottobre 2004 che hanno confermato come "i panetti di tritolo non erano collegati ad alcun innesco”; che si trattava di "un quantitativo importante di esplosivo ma al tempo stesso inoffensivo" e soprattutto per la loro esperienza professionale "non si tratterebbe del consueto modus operandi della criminalità organizzata locale".
La storia
L’esplosivo piazzato in un bagno del Comune di Reggio Calabria quando era sindaco Giuseppe Scopelliti - tre panetti di tritolo confezionati con un nastro adesivo ma privi di innesco - e trovato nell’ottobre 2004 dalla polizia dopo una segnalazione dei servizi segreti, sarebbe stato sistemato al fine di «favorire il consenso politico del sindaco Scopelliti». E’ quanto emerge dagli atti depositati dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo nel processo di appello «'Ndrangheta stragista» con tre informative dei servizi segreti firmate da Marco Mancini. Nell’informativa si parla di «una notizia confidenziale, di natura "fiduciaria", che avrebbe attribuito a tale Schirinzi Giuseppe, estremista di destra, la paternità dell’intimidazione, al fine di favorire il consenso politico del sindaco Scopelliti, indicando anche l’esistenza di una regata velica denominata "la regata di Ulisse", organizzata dallo stesso Schirinzi e patrocinata dall’amministrazione comunale».
Sempre nella nota depositata nel processo contro Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, emerge come l’operazione del tritolo a Palazzo San Giorgio sarebbe stata portata a termine da un «gruppo di soggetti di Archi (quartiere di Reggio Calabria, ndr) collegati alla 'ndrangheta, che ottenevano informazioni da soggetti corrotti dei servizi». Stando a una relazione dell’artificiere Giovanni Sergi, citata nell’informativa, quel giorno a Palazzo San Giorgio «tutte le operazioni (di rimozione, ndr) erano seguite in prima persona dal questore Vincenzo Speranza». Sul posto era presente anche personale dei Servizi segreti. «L'artificiere - è scritto nella nota - ha evidenziato che l’esplosivo, per conformazione, peso e misure, risultava identico a quello proveniente dalla nave 'Laura C' (la nave con un ingente quantitativo di esplosivo nella stiva affondata nel 1941 al largo della costa reggina e diventata, prima di essere tombata, un deposito a disposizione della 'ndrangheta, ndr). Secondo Sergi, inoltre, l’attentato di Palazzo San Giorgio del 6 ottobre 2004 non rientrerebbe nel consueto modus operandi della criminalità organizzata locale».
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