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Lamberti-Castronuovo rilancia l'idea: una congiura virtuosa per salvare Reggio

Oggi si riunisce il Consiglio comunale e all'odg non è prevista alcuna discussione sulla condanna e conseguente sospensione del sindaco Giuseppe Falcomatà. Come al solito i consiglieri si occuperanno di debiti fuori bilancio e, questa volta, anche delle numerose surroghe tra consiglieri sospesi e nuovi assessori. Per il resto nulla, come se il 19 novembre non fosse successo niente.

Dottore Lamberti, le pare normale che il Consiglio comunale non discuta dello tsunami che si è abbattuto su Palazzo San Giorgio?

«Zitti zitti, piano piano. Canta così il coro del Rigoletto sul libretto di Victor Hugo “il re si diverte”. Ma qui, a Reggio, chi si sta divertendo? L'assenza del dibattito si può spiegare in due modi o non se ne vuole parlare o non si hanno argomenti».

Due opzioni tragiche, da qualsiasi punto di vista le si voglia guardare.

«Ma ciò che è più tragico è che la situazione politica che ha fatto sprofondare la città non dipende dalla sentenza Miramare, bensì da un'Amministrazione non all'altezza del compito. Adesso quella stessa amministrazione è anche senza capo e allora mi chiedo ma quale esercito al mondo può migliorare le sorti di una battaglia senza il suo capo? Tutto sono meno che maramaldo, tuttavia la situazione politica non può che peggiorare».

Lei cosa farebbe per uscire da questo pantano?

«Insisto che bisogna creare a una vera e propria “congiura virtuosa” nell'interesse di Reggio e senza alcuna appartenenza politica. I cambi di casacca da una parte politica all'altra sono scanditi dai minuti. I partiti hanno fallito. La gente va cercando il Draghi di turno e per farlo è necessario andare subito a nuove elezioni. Costituire nuove aggregazioni extrapartitiche in assoluta autonomia. Non possiamo tenere conto di quanto hanno detto le ultime elezioni, dove ha vinto l'astensionismo».

Perché la gente non va più a votare?

«Perché non trova candidati credibili e perché cerca autonomia e libertà».

Autonomia e libertà è stato il manifesto della Lega.

«Io non sono leghista, anzi imputo a Salvini che ha imposto Minicuci quale candidato a sindaco, e quindi all'on. Cannizzaro di averlo accettato di avere condotto Reggio in questo stato. I veti incrociati e dunque l'egoismo non possono vincere. Bisogna sventolare la bandiera di Reggio Calabria. L'esempio parlante e vivente della decadenza di Reggio sono quei “pollai” che sono stati costruiti ovunque per le vie della città e hanno tolto spazio ai cittadini».

Quindi lei si sta candidando a sindaco?

«Assolutamente no. Non è il momento di autocandidature né il mio obiettivo è quello di diventare il sindaco di Reggio, sinceramente e senza infingimenti. Vorrei, invece, far parte di una squadra di gente perbene, non importa di che estrazione politica, il cui obiettivo fosse quello di rilanciare la città, anche metropolitana. L'azione che voglio iniziare con forza è quella di coinvolgere quanti più cittadini possibile senza esclusione alcuna, né di provenienza, né di casta, né di idee. Lo scopo è quello di far sentire che la città è viva. Creeremo dei gruppi dove ascoltare e concludere disegni di intervento. Ognuno non solo deve dire la sua ma deve anche vedere cosa può introdurre per portare a concorde soluzione ogni tema».

Ha cominciato con il Rigoletto, se dovesse chiudere con un'altra opera?

«Chiuderei con il Falstaff di Verdi: affideresti la tua birra a un tedesco e il tuo sigaro a un turco? Noi l'abbiamo fatto, abbiamo sbagliato per conto terzi. Ma possiamo ancora riprenderci».

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