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Reggio, la ’ndrangheta infetta società e istituzioni

Il procuratore generale Gerardo Dominijanni rilancia l’esigenza di andare oltre la repressione per vincere il crimine organizzato

Gerardo Dominijanni

Mai banale. Il procuratore generale di Reggio Calabria Gerardo Dominijanni, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, si è posto una domanda: «A distanza di tanti anni possiamo dire che la mafia o, per riferirci al nostro territorio, la ’ndrangheta è stata sconfitta?»
«Certo – ha provato a rispondere Dominijanni – sono stati inferti colpi immani, ma oggi non possiamo dire che abbiamo debellato il crimine organizzato, sicuramente l’abbiamo indebolito e possiamo constatare che sono state decapitate le cosche del territorio. Purtroppo, però dobbiamo anche prendere atto che la ’ndrangheta – non avendo trovato nella gran parte della cittadinanza del distretto gli anticorpi necessari – ha infettato la società e le istituzioni. Se prima avevamo soggetti ben definiti collocati nell’ambito criminale, ora la tendenza è quella della cosiddetta “zona grigia”, professionisti, politici, amministratori pubblici che utilizzano quei circuiti. La magistratura e le forze dell’ordine reggine, nello specifico la Dda, hanno saputo reagire mutando strategie investigative, sensibilizzando l’opinione pubblica sui rischi delle infiltrazioni (che ancora permangono). Mai come in questi ultimi anni il contrasto alla ’ndrangheta è stata una priorità nel distretto. Gli ottimi risultati giudiziari conseguiti sono nei numeri. E di ciò non possiamo che ringraziare gli investigatori, i magistrati requirenti e giudicanti, il personale amministrativo, l’avvocatura. Perché, la legalità non è appannaggio di una parte, ma è di tutti noi».

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