Reggio

Giovedì 02 Maggio 2024

Neurochirurgia, anche a Reggio... si può. Ci sono professionalità e attrezzature

Mauro Campello

Branca superspecialistica, ad alto tasso di competenze e tecnologie, la Neurochirurgia è uno dei punti di forza​ del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria,​ tra le unità operative che in giro per l’Italia “incassano” giudizi lusinghieri. Con il direttore Mauro Campello, facciamo il punto della situazione post-Covid, partendo dallo zoccolo duro: i​ ​ ​​viaggi della speranza​. - È paradossale ma​ anche realistico che,​ a fronte della professionalità dei nostri operatori sanitari e della qualità raggiunta in particolare da alcuni reparti, si continui ad emigrare dalla Calabria per salute. E così, tra quanti fanno questa scelta,​ rientrano chi accusa patologie neurochirurgiche. «Succede che spesso l’erba del vicino sembri più verde... ma è solo una impressione. Non​ possiamo nascondere a noi stessi che una parte della mobilità passiva sanitaria è figlia (e anche nipote, a seconda dei casi) della migrazione lavorativa di tante generazioni di calabresi con parenti che si trovano al Nord e spingono per il trasferimento dei loro congiunti. Ma in questi anni, ho avuto modo di verificare che la percentuale di questi casi è significativa ma nemmeno maggioritaria». - Pesano non poco​ i pregiudizi, che spingono a bypassare completamente l’ospedale e quindi anche le specifiche unità operative. «In quei casi la sfiducia è indirizzata soprattutto nei confronti delle risorse gestionali e nelle dotazioni tecnologiche, quasi che i risultati positivi raggiunti possano essere scomposti in una quota di competenza medica personale e in una quota dovuta all’intorno organizzativo-strumentale. Il discorso è “Mario Rossi è bravo ma l’ospedale Verdi non ha tutte le attrezzature”». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio

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