La sua è una storia come tante altre, che si nascondono dietro quel cancello. Perché una volta oltrepassato, quella tinteggiatura esterna – per giunta neanche su tutto il perimetro – non è riuscita a coprire tutto ciò che dentro quelle mura si consuma. Una storia come tante, di un’emergenza ormai ordinaria che chiama allo Jazzolino di Vibo. Quale sia il turno non importa, si indossa il camice e tutto inizia. Inizia, mentre tutto sembra stia per finire. Un ospedale ai titoli di coda. Malato terminale, di cui in troppi si sono dimenticati per decenni. Perché l’ospedale è servito per le clientele, per costruire carriere politiche, fare annunci, alimentare il bisogno di sanità.
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