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Pd in Consiglio regionale: "Chiarezza sulla connessione intermodale del porto di Gioia Tauro"

Il gruppo di consiglieri Nicola Irto, Ernesto Alecci, Domenico Bevacqua, Franco Iacucci e Raffaele Mammoliti ha presentato un'interrogazione a risposta scritta

Il porto di Gioia Tauro

Il gruppo del Pd in Consiglio regionale ha depositato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta avente ad oggetto il “potenziamento della connessione intermodale del porto di Gioia Tauro”.

«Il porto di Gioia Tauro è il più grande presente in Italia e grazie alla sua posizione geografica riveste un ruolo di infrastruttura di importanza strategica per l’intero Mediterraneo e rappresenta uno snodo nevralgico per la logistica nazionale e internazionale - scrivono i consiglieri regionali del Pd Nicola Irto, Ernesto Alecci, Domenico Bevacqua, Franco Iacucci e Raffaele Mammoliti - la funzione di Gateway del porto di Gioia Tauro non è pienamente operativa mancando di una rete ferroviaria moderna che assicuri una connessione intermodale efficiente con l'entroterra, in grado di garantire un trasferimento veloce delle merci dallo scalo portuale verso il resto del Paese, dell’Europa e viceversa. L’offerta di trasporti intermodali – si legge ancora nell’interrogazione dem - da e per Gioia Tauro risulterebbe potenziata attraverso un’opera di adeguamento della struttura di collegamento ferroviario tra il terminal portuale e la rete ferroviaria di Rfi. Con un ritardo di quasi un anno, nel mese di maggio 2021, con delibera n. 221, la Giunta regionale esprimeva formale intesa su quanto indicato all’articolo 208 del decreto-legge 34/2020, grazie al quale si perfezionava il trasferimento a titolo gratuito del collegamento ferroviario Rosarno-San Ferdinando e il relativo impianto a Rfi».

«Pertanto a Rfi – proseguono i consiglieri del Pd - quale gestore dell’infrastruttura nazionale, spetta il processo di ammodernamento e di adeguamento di questa linea ferroviaria agli standard della rete nazionale ed europea. Ancora oggi non è stato completato il trasferimento del raccordo ferroviario Rosarno-San Ferdinando e del relativo impianto a Rfi e che in fase di ricognizione dei beni oggetto del trasferimento è risultato che le particelle catastali interessate dal tratto ferroviario in questione sono di proprietà del Corap e addirittura alcune di esse di proprietà di privati e che il mancato perfezionamento del trasferimento ha determinando la sospensione delle operazioni di intervento di ammodernamento del raccordo da parte di Rfi. Inoltre, il Pnrr ha previsto risorse pari a 60 milioni di euro per la realizzazione di interventi di potenziamento del collegamento ferroviario del porto di Gioia Tauro che non possono essere dispersi».

Davanti a questo quadro, i consiglieri dem chiedono alla giunta regionale «quali azioni intende intraprendere e quali interventi intende attuare affinché si completi il trasferimento della proprietà del collegamento ferroviario Rosarno-San Ferdinando dal Corap alla Regione e alla società Rfi e si permetta di portare a termine i lavori secondo programmazione e nei tempi previsti».
Del resto il medesimo tema è stato oggetto, proprio durante gli scorsi giorni, di un’interrogazione parlamentare presentata da Enza Bruno Bossio al Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini che nella sua risposta ha fotografato lo stato dell’arte, confermando che «le attività di ricognizione dei beni oggetto di trasferimento definitivo a Rfi sono state avviate nel mese di novembre 2020 e, ad oggi, gran parte delle aree interessate risultano correttamente intestate all’Asireg/Asi, odierno Corap, mentre una limitata parte presenta alcuni disallineamenti di natura catastale, in corso di risoluzione, dal momento che dette aree sono parzialmente occupate dalla rete ferroviaria e non correttamente volturate all’epoca della realizzazione dell’infrastruttura».
«Questo processo – concludono i consiglieri dem – dovrà essere concluso nel mese di dicembre 2022 per consentire il completamente dei lavori entro il 2026 ed è chiaro, dunque, che non si può più perdere tempo se non si vogliono perdere risorse e si vuole davvero investire sullo sviluppo del porto».

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