La legge è passata. Si attende adesso la nomina del commissario che dovrà dettare le linee guida di questa nuova transizione, dettagli ancora più chiari al momento non ci sono. C’è la cornice legislativa che istituisce la multiutility per la gestione dei servizi pubblici locali dell’ambiente, e la previsione di un periodo di transizione di sei mesi eventualmente rinnovabile per altri sei. Ma per quanto riguarda il passaggio della gestione degli impianti, i bandi già avviati ancora nulla. Così come niente ancora è stato disposto rispetto alla situazione impiantistica incompleta (in che varia in maniera sostanziale da territorio a territorio. È prevista la possibilità di avere sub-ambiti solo per il segmento della raccolta, di fatto stabilisce che il trattamento avrà un gestore unico per tutti gli impianti, ma per il resto ci sono ancora molte incognite. E pensare ad una visione d’insieme in un contesto così eterogeneo e frastagliato e anche ad un unica tariffa diventa un’equazione assai articolata. Con cui si dovranno misurare tecnici e politici della Regione. E che la scelta adottata con un metodo poco condiviso abbia alimentato malumori e preoccupazioni è un dato ormai noto. Il sindaco facente funzioni della città dello Stretto, Paolo Brunetti che si occupa dei servizi ambiente da anni non le manda a dire. «In poco più di un'ora, il Consiglio regionale della Calabria ha liquidato anni ed anni di lavoro in cui i territori sono stati i reali protagonisti di una forte opera di riordino dei settori idrico e dei rifiuti. Con un colpo di spugna, senza alcuna concertazione e mandando al macero ogni riserva, sollecitazione e proposta degli enti locali rispetto ad un'abnorme riforma dei servizi, il Consiglio regionale si è assunto la responsabilità di far ripiombare i cittadini calabresi in un triste passato che rievoca gli anni bui del commissariamento che ci hanno consegnato lo sfascio attuale».
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio
Caricamento commenti
Commenta la notizia