«Il presidente Agostinelli non metta le mani avanti e abbia rispetto per il lavoro della Procura di Palmi che sulla tragica morte di mio cognato lo ha indagato insieme ad altre quattro persone del suo ente. Dal canto nostro, continuiamo a confidare nella giustizia perché crediamo che ci siano tante altre responsabilità che devono essere ancora individuate». Sono le dure parole di Salvatore Zito, cognato di Agostino Filandro, il giovane imprenditore morto tragicamente dopo essere stato travolto, il 21 giugno del 2019, dal braccio di una gru della ditta “Modulus”, crollatogli improvvisamente addosso mentre si trovava al lavoro a bordo di un’imbarcazione pronta per l’alaggio nello specchio d’acqua antistante la banchina di ponente del porto di Gioia Tauro. L’amaro sfogo di Salvatore Zito arriva all’indomani del “ribaltone” stabilito dal Consiglio di Stato, che ha accolto l’appello dell’Autorità di Sistema portuale di Gioia Tauro avverso la sentenza con la quale il Tar di Reggio Calabria, la scorsa estate, aveva annullato la revoca della concessione demaniale nel porto all’azienda Zito Evoluzioni Navali (ZEN) Yatch disposta dall’Authority anche in relazione alla morte di Agostino Filandro. A toccare le corde dell’indignazione di Zito, però, non sono solo i risvolti giuridici bensì – su un piano comprensibilmente più emotivo – le dichiarazioni a caldo dell’ammiraglio Andrea Agostinelli che, nel commentare la sentenza, pur esprimendo profondo dolore per il decesso del giovane, ha asserito che l’infausto evento sarebbe stato strumentalizzato per addossare responsabilità amministrative e penali all’ente da lui guidato. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio