Per la Procura di Locri quello di Vincenzo Cordì, di Marina di Gioiosa, è stato “un omicidio atroce” in cui il ruolo principale fu è quello dell’allora compagna Susanna Brescia, anche lei gioiosana, che temeva che la vittima le portasse via i figli che avevano avuto. Secondo l’accusa ad aiutare l’imputata in quell’efferata azione criminosa, in località “La Scialata” nel comune di San Giovanni di Gerace nel novembre 2019, furono Francesco Sfara e Giuseppe Menniti, rispettivamente figlio e presunto amante della donna. Sulla scorta di questi elementi il pm Marzia Currao ha chiesto la condanna all’ergastolo per Susanna Brescia, mentre ha ritenuto di distinguere le altre posizioni, chiedendo 30 anni di reclusione per Francesco Sfara, in considerazione la giovane età dell’imputato che all’epoca dei fatti aveva 21 anni, e 30 anni per Giuseppe Menniti, per il quale ha chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche per aver manifestato una volontà collaboratrice. Il pm ha concluso le proprie richieste con l’assoluzione per Giuseppe Sfara, altro figlio dell’imputata, evidenziando che il giovane pur in presenza di forti indizi avrebbe agito per non recare nocumento ai propri familiari_ di conseguenza la sua posizione rientra in quella condotta non punibile prevista dalla legge. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio Calabria