Completata la requisitoria della Procura, praticamente esaurita la girandola delle discussioni difensive - anche ieri all'Aula bunker un'udienza fiume dedicata alle arringhe - il processo “Bellu lavuru 2” si avvia verso la sentenza di primo grado. Mancano solo un paio di interventi e il Tribunale collegiale, presieduto dal Giudice Fabio Lauria, ha indicato l'udienza del 4 luglio come il giorno del probabile ritiro in camera di consiglio. Esattamente 10 anni e mezzo dopo la retata che nel gennaio 2012 avrebbe scoperchiato il sistema di aggiudicazione degli appalti pubblici per mano delle cosche del basso Jonio. In due tronconi processuali l’operazione “Bellu lavuru”, condotta da Dda e Arma dei Carabinieri. Un’inchiesta che - nell’ottica dell’accusa - avrebbe fatto luce sul malaffare che causò il crollo della variante di Palizzi, il cantiere della galleria sulla Statale Jonica “106” dove si bucava una montagna per migliorare la viabilità. Un crollo che non si trasformò in tragedia per una fortuita coincidenza. Un’operazione che ha portato in Tribunale un gruppo di venti persone che operava, secondo la tesi della Dda, tra i comuni di Bova marina, Palizzi ed Africo riconducibili a Peppe Morabito “u tiradrittu” ed al cartello criminale formato dai “Bruzzaniti-Palamara”, “Maisano”, “Rodà”, “Vadalà”, “Talia”. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio