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Reggio, affari contesi e contrasti interni nelle strategie dei “Destefaniani”

La ricostruzione del teste Izzo al vaglio delle difese

Parola alle difese. Il funzionario della Squadra Mobile Giuseppe Izzo, il coordinatore del gruppo investigativo che ha firmato l'inchiesta “Malefix”, si sottoporrà al controesame nel processo “Epicentro” nell'udienza in programma il 3 giugno all'Aula bunker davanti al Tribunale collegiale presieduto dalla dottoressa Silvia Capone ( Giudici a latere Cristiana De Pasquale e Carla Costantino). Nelle precedenti udienze, rispondendo alle domande dei Pubblici ministeri del pool antimafia, ha ripercorso il tema dei contrasti interni all'area “Destefaniana” ed in particolare i progetti di scissione della cellula riconducibile a Luigi “Gino” Molinetti: «Era chiaro, dalle conversazioni che sono state intercettate, come la famiglia Molinetti avesse nella persona di Gino una visione differente rispetto alle dinamiche in atto ’ndranghetistiche rispetto ai De Stefano. Ma anche all'interno della stessa famiglia c'erano non dico delle posizioni differenti, ma delle interpretazioni differenti rispetto alle strategie da adottare perché, sì, aveva questa spinta autonomistica anche in relazione agli affari allo stesso riferibile, ma senza magari spingersi ad azioni violente, a differenza dei figli, che in alcuni commenti si spingevano anche a paventare azioni violente nei confronti degli avversari. Ci sono dei tratti di conversazioni in cui gli stessi figli di Gino Molinetti evidenziano che loro non avrebbero avuto alcuna difficoltà a starsene chiusi in casa e quindi sostanzialmente ad intraprendere quella che può essere chiaramente definita un'eventuale guerra nei confronti degli esponenti avversari».

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