Con lo slogan “Noi no, non ci stiamo alla chiusura dei reparti dell’ospedale e allo smantellamento della sanità pubblica nella Piana”, ieri mattina, nel piazzale antistante l’ingresso principale del “Santa Maria degli Ungheresi”, si è svolto il preannunciato sit-in di protesta indetto dall’amministrazione comunale a guida Michele Tripodi. Una mobilitazione, per ora, aperta al dialogo con Regione e vertici Asp, pronta però, se non arriveranno a breve risposte alle tante emergenze, a trasformarsi in lotta permanente e crescente. All’ospedale Spoke di Polistena, dal 1. luglio, se non arriveranno almeno tre anestesisti non sarà più possibile garantire la turnazione in sala operatoria, per cui è a rischio chiusura l’intero comparto operatorio, parti ed interventi d’urgenza compresi. Inoltre, da lunedì, con soli tre cardiologi in servizio, la Cardiologia-Utic è a rischio chiusura perché non ha medici per garantire i turni in corsia. Ma tutti i reparti del “Santa Maria degli Ungheresi” sono al collasso e quindi a rischio, per cui solo attingendo da graduatorie uniche, altro che guerra tra ospedali spoke, si potranno potenziare organici e reparti. Il pronto soccorso ha bisogno di urgenti interventi strutturali, anche perché il pavimento, in più punti, è saltato. Al sit-in di ieri mattina hanno preso otto sindaci della Piana (Polistena, Gioia Tauro, Cittanova, Melicucco, Anoia, Galatro, Giffone e Maropati), medici, infermieri e pazienti dell’ospedale, la giunta, i consiglieri comunali di “Rialzati Polistena” e di “Polistena” Futura, il segretario del Pci Fabio Racobaldo, il segretario del Pd Marco Policaro, i parroci, i rappresentanti di molte associazioni, sodalizi, cooperative e società sportive locali. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio