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Tendopoli in condizioni disumane a San Ferdinando, arriva l’ennesima richiesta d’aiuto

Il sopralluogo una delegazione nazionale della Lega. “Ci sono appartamenti terminati, ma che non si riesce a utilizzare mentre sono in via di completamento i moduli in contrada Carmine”

Per approfondire sul campo le problematiche connesse ai flussi migratori nel comprensorio medmeo, dove la presenza di lavoratori provenienti dai paesi africani è più consistente rispetto alle altre aree geografiche calabresi, una delegazione nazionale della Lega ha fatto visita alla tendopoli di San Ferdinando. A comporla, il sen. Tony Iwobi, l’on. Souad Sbai, del dipartimento nazionale dell’integrazione della Lega, e il sen. Fausto De Angelis, accolti dal commissario regionale Giacomo Francesco Saccomanno, dall’assessore regionale Tilde Minasi, dal responsabile provinciale Franco Recupero, nonché dai componenti del dipartimento regionale Shyama Bokkory e Domenico Fedele.
A colloquio con alcuni giovani migranti, gli esponenti leghisti hanno avuto modo di raccogliere le loro testimonianze circa la situazione estremamente disagevole in cui sono costretti a vivere, dagli stessi definita «drammatica e disumana». Si tratta – è il commento dei parlamentari – di una situazione che non può essere ulteriormente tollerata e che viene quasi ignorata da oltre un decennio, nonostante la rivolta del gennaio 2010 l’abbia posta all’attenzione in ambito mondiale. A parere dei salviniani la situazione è fortemente peggiorata. Infatti, sostengono che «non è questo, sicuramente, il modo per accogliere i migranti e non è questo il modo per garantire condizioni di vita dignitose a degli esseri umani».
«Il sen. Iwobi e l’on. Sbai – ha dichiarato il commissario Saccomanno – sono rimasti seriamente allibiti da quanto constatato direttamente e dalle sofferenze di tante persone che sono sbarcate, dopo sacrifici e, forse, anche torture, nel nostro paese per essere considerate peggio degli animali. Una visione che li ha impressionati e turbati moltissimo e che non potrà più rimanere nel chiuso di una realtà allucinante e che non è, sicuramente, indice di un Paese civile come l’Italia».

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