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'Ndrangheta, omicidio Gioffrè. Arrestati esponenti del clan Alvaro di Sinopoli - I NOMI

Caso riaperto dopo indagini scientifiche Ris di Parma

Due ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite stamani dai carabinieri per un delitto di 'ndrangheta commesso diciotto anni fa nel Torinese. Il caso, su cui hanno lavorato i Ris di Parma avvalendosi di nuove metodologie scientifiche di indagine, è quello di Giuseppe Gioffrè.

Si tratta di Paolo Alvaro, 57 anni originario di Sinopoli, e Giuseppe Crea, 54 anni di Rizziconi (attualmente detenuto nel carcere di Parma). Entrambi sono appartenenti alla cosca Alvaro, meglio nota come "Carni i cani", di Sinopoli.

I due pregiudicati, secondo gli inquirenti, l’11 luglio 2004 avrebbero ucciso Giuseppe Gioffrè, originario di Sant'Eufemia d’Aspromonte (Rc), a San Mauro Torinese (To), dove la vittima all’epoca risiedeva. All’avvio delle indagini erano emerse la responsabilità di Stefano Alvaro, poi condannato per l’omicidio in via definitiva a 21 anni di reclusione, membro di un gruppo di fuoco composto da almeno altri due complici, all’epoca rimasti ignoti. I successivi accertamenti tecnico-scientifici, eseguiti nel maggio 2021 dal Ris di Parma con l’ausilio di nuove tecnologie informatico-dattiloscopiche su alcuni reperti trovati vicino l’auto bruciata utilizzata per commettere il delitto, hanno consentito di individuare nuovi elementi che hanno portato all’identificazione degli altri due responsabili dell’omicidio. Il movente del delitto sarebbe da ricondurre a una faida risalente agli anni '60, quando la vittima, a conclusione di una disputa per ragioni commerciali, uccise due esponenti della cosca Dalmato-Alvaro.

Cold case, la strage di una famiglia

C'è anche lo sterminio di una famiglia nella lunga storia del 'cold case' riaperto da carabinieri e dalla Direzione distrettuale antimafia del Piemonte con un’indagine culminata nell’arresto di due persone. La vittima, Giuseppe Gioffrè, fu uccisa nel 2004, quando aveva 77 anni: qualcuno lo avvicinò mentre sedeva su una panchina e gli sparò alla testa. Nel 1964, quando gestiva un bar-panetteria in Calabria, fu arrestato per un duplice omicidio dai contorni rimasti misteriosi: si disse che si trattò di un caso di legittima difesa contro due cugini residenti in un paese vicino. Pochi mesi dopo, nella notte del 18 gennaio 1965, mentre era in cella, a Sant'Eufemia d’Aspromonte degli sconosciuti fecero irruzione in casa sua, dove la moglie, Concetta Iaria, dormiva con i quattro figlioletti, e spararono con lupare e pistola. La donna rimase uccisa insieme a uno dei bimbi (gli altri tre rimasero gravemente feriti). Una strage preparata con cura: furono tagliati i fili della luce per precipitare la zona nel buio. Gioffrè si trasferì in Piemonte nel 1972, si risposò e non fece più parlare di sé. L’ipotesi degli investigatori è che secondo la 'ndrangheta aveva pagato ancora troppo poco, nonostante la strage della sua famiglia, il suo antico sgarro.

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