Resi noti i motivi per cui la Corte d’Appello ha rideterminato le pene ai tre imputati del processo “Gattopardo”. I Giudici di piazza Castello hanno disposto sconti di pena, e contestuali assoluzioni parziali, nel processo “Gattopardo”, l'indagine che ruota attorno al progetto illecito che secondo gli inquirenti avrebbe realizzato Carmelo Giuseppe Cartisano, l’imprenditore di Gallico a cui il Tribunale “Misure di prevenzione” aveva messo sotto chiave le attività imprenditoriali per la contiguità alla ’ndrangheta e che invece continuava a gestirle grazie a una dipendente di fiducia che faceva da prestanome. Proprio Carmelo Giuseppe Cartisano, conosciuto come “Naos” dal nome del suo ristorante con affaccio sul lungomare gallicese, ha incassato la riduzione più significativa: 3 anni con l'assoluzione dal capo di imputazione di estorsione ai danni di una dipendente e «la nullità» inerente un episodio di intestazione fittizia di beni («ordinando la trasmissione degli atti in Procura») in accoglimento dell'eccezione sollevata dal legale di fiducia, avvocato Giovanna Beatrice Araniti. Rideterminazioni anche per i due cittadini romeni sul banco degli imputati, Olimpia Mihaela Petre (difesa dagli avvocati Pasquale Foti e Antonio Tripodi) e Costel Zatlan (difeso dall'avvocato Fabio Tuscano), condannati rispettivamente a 1 anno e 8 mesi ed 1 anno di reclusione.
Anche nei motivi della sentenza di condanna della Corte d'Appello emerge il ruolo nevralgico dell'imputato principale, Giuseppe Carmelo Cartisano: «Reo dell'attuazione di un'articolata manovra volta a sottrarre le proprie disponibilità patrimoniali all'applicazione di misure di prevenzione ablative, adottate in ragione dell'esistenza a suo carico di indizi di appartenenza alla 'Ndrangheta.
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