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“L’ho fatto eleggere, ora si dimetta”, il clan in rivolta contro l’ex sindaco di Bagnara

Inchiesta “Nuova Linea”: intimidazioni e pressioni sulla vecchia amministrazione. Ricostruita la scalata criminale del “capobastone” De Giovanni. La storia del fucile usato contro la casa del comandante dei vigili

Non solo Scilla e le presunte infiltrazioni al Comune, già oggetto di un secondo accesso antimafia ed oggi sempre più a rischio scioglimento: c’è anche l’escalation criminale a Bagnara Calabra nell’inchiesta “Nuova Linea” che giovedì scorso è sfociata in 22 misure cautelari (18 in carcere e 4 ai domiciliari) e nel sequestro di sei aziende gestite da prestanome dei clan.
Una “mappa” delle ’ndrine nella Costa Viola, quella tracciata dalla Dda, che nel caso di Bagnara passa dalla figura di Rosario De Giovanni, 67 anni, considerato dalle altre cosche – annota la Procura antimafia di Reggio – soggetto di riferimento sul territorio di Bagnara Calabra».
Non hanno dubbi i carabinieri nella loro “lettura” confluita agli atti dell’indagine: De Giovanni «è risultato essere munito della carica di “capobastone”, detenendo armi, programmando ed eseguendo gravi delitti contro la persona, il patrimonio e la pubblica amministrazione, garantendo la “protezione” ai commercianti di Bagnara Calabra, decidendo in ordine al mantenimento degli affiliati detenuti, intrattenendo stretti rapporti con gli esponenti delle più temibili cosche, quali gli Araniti di Sambatello, i Pesce di Rosarno e i Nasone di Scilla, in taluni casi offrendogli assistenza nei momenti di crisi dell’associazione».

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