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“Fare impresa a Reggio”, nel dossier la città che va avanti a testa alta

Libera ha presentato i risultati di un’indagine avviata nel 2020

Don Ennio Stamile, Maria Rachele Bellomi e Dario Musolino

Entrare nella rete sociale “ReggioLiberaReggio - La libertà non ha pizzo” conviene e rende più forte il sistema economico di chi aderisce, lanciando un forte segnale di contrasto alla ’ndrangheta. Il dato è emerso dallo studio elaborato da Libera, dal titolo: “Fare impresa a Reggio Calabria tra condizionamenti mafiosi, vincoli infrastrutturali e carenza di servizi”. Si tratta di un’indagine condotta tra gennaio e giugno 2020, prendendo in esame circa 60 aderenti alla rete “ReggioLiberaReggio”, su cui hanno risposto in 28 imprese, con sede a Reggio o in comuni limitrofi.
Alla presentazione di ieri hanno partecipato don Ennio Stamile, rappresentante di Libera in Calabria, Maria Rachele Bellomi, coordinatrice di “ReggioLiberaReggio”, e il ricercatore Dario Musolino, docente di Scenari economici presso l’Università Bocconi di Milano. Dallo studio è emerso che le imprese intervistate hanno circa 14 milioni di euro di fatturato, ed impiegano oltre 350 addetti. Il 60% sono attive nei servizi: distribuzione, turismo, ristorazione, servizi alle imprese, servizi alla persona. Le imprese dell'industria e delle costruzioni sono circa il 30%, quelle agricole il 10%. Per quanto riguarda le performance economiche, godono di una buona condizione di salute; appena il 10% delle imprese rispondenti è in perdita, mentre circa tre imprese su dieci sono in utile, fino al 10% del fatturato, e sei imprese su dieci presentano un utile perfino superiore al 10% del fatturato.

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