Quando e come? Chiuso d’urgenza per le deficitarie condizioni strutturali, destinato a cambiare volto e funzioni in casa della salute, l’ospedale di Scilla diventa il paradigma della sanità calabrese letteralmente fatta a pezzi. L’intervento è atteso da anni, ma quando sembra finalmente di essere giunti al punto di svolta ecco che arriva il fulmine a ciel sereno: le analisi di Invitalia propedeutiche all’affidamento dei lavori per la realizzazione della casa della salute hanno «confermato l’elevato livello di degrado delle strutture indagate, i cui valori di resistenza dei calcestruzzi sono molto al di sotto di quelli normativamente dovuti, tale da richiedere opere di restauro e di consolidamento necessari per riportare il livello di sicurezza ai requisiti minimi previsti dalle vigenti norme». Da qui la chiusura immediata disposta dal commissario dell’Azienda sanitaria provinciale, Lucia Di Furia, con la contestuale disposizione del trasferimento “armi e bagagli” nella cosiddetta ala dell’“ospedale vecchio”, che – paradossalmente – a differenza di quella meno datata ha fornito garanzie di stabilità.
E se per la riattivazione dei servizi l’indicazione sarebbe contenuta in tempi brevi («devono essere comunque garantiti Cup, punto di primo intervento, laboratorio analisi con punto prelievi, farmacia, radiologia, endocrinologia, Pma, oculistica, ginecologia, allergologia, cardiologia, pneumologia, psichiatria, Centro Salute mentale e chirurgia»), l’incognita è tutta sulla casa della salute. La “scoperta” di Invitalia influirà sulle procedure?
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