«In una recente intervista l’arch. Fabrizio Sudano, direttore della Soprintendenza reggina ha affermato che i lavori partiranno appena dopo il 27 novembre perché la Soprintendenza ha “le carte a posto”. A quali carte si riferisce il dott. Sudano? Certamente a quell’insieme di pratiche burocratiche che, pur ammettendo che siano formalmente corrette, comunque di fatto configurano un grosso vulnus democratico per la città perché frutto di decisioni prese in oscure stanze da ancora più oscuri travet con l’avallo, che ora tutti si rimangiano, di una politica distratta e di basso livello». Lo scrive Vincenzo Vitale della Fondazione Mediterranea. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio