La Pedemontana che non c’è: nel 1978 un sistema viario tra i Comuni della Piana che raggiungesse tutto l’hinterland al fine di massimizzare la produttività degli investimenti allora in corso (autostrada, porto, il centro siderurgico poi rivelatosi una favola), era già stato considerato prioritario. A distanza di 45 anni, a parte qualche tratto, tutto sembra fermo alla notte dei tempi. L’analisi è contenuta in uno studio illustrato dall’ing. Domenico Morano, componente del Comitato “Cittadini per la Pedemontana” che prende spunto dalle idee espresse alla fine degli anni ‘70 dall’ing. Antonio Brath, noto progettista.
«Le premesse dell’opera di Brath “una migliore mobilità significa determinare le condizioni del progresso” sembra siano state sconosciute – afferma Morano - alla classe politica che ci ha amministrato, tanto che la provincia reggina, con esclusione della superstrada Jonio-Tirreno, non ha mai avuto interventi di ammodernamento e adeguamento della viabilità esistente». Soffermandosi sulla strada Pedemontana, in corso d’opera, Morano sostiene: «Il legame tra infrastrutture e sviluppo rappresenta per il nostro territorio un carattere rilevante e divisorio. Rilevante per le ricadute positive sulle comunità interessate e divisorio in quanto la politica ha saputo mettere intere comunità in contrapposizione generando divisione». Il riferimento alle divisioni riguarda il tracciato attuale della Pedemontana che ha sconvolto l’originaria idea progettuale di risolvere il problema dell’isolamento dei paesi aspromontani.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio
Caricamento commenti
Commenta la notizia