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Consiglio sciolto, una “macchia” indelebile sulla storia Reggio

Oggi ricorrono i dieci anni dalla decisione del governo Monti di commissariare Palazzo San Giorgio per ingerenze della ’ndrangheta. L’avvenimento ha rappresentato un autentico spartiacque nella storia della città . Resta il primo e unico caso in Italia di capoluogo di provincia gestito da commissari

L'arrivo del prefetto

Dieci anni. Tanti ne sono passati da quando il primo consiglio comunale di una città capoluogo fu sciolto per ingerenze della criminalità organizzata. Il primo e l’ultimo, perché Reggio continua a detenere questo triste primato in tutto il Paese. Una macchia non cancellata, nonostante il tempo trascorso sia parecchio.
Alle 19 circa di quel 9 ottobre del 2012 l’annuncio in conferenza stampa dell’allora ministro dell’Interno Cancellieri (governo Monti) che il Comune di Reggio Calabria era stato affidato alla gestione di una commissione straordinaria per 18 mesi, poi peraltro prorogati di altri sei. La data rappresenta uno spartiacque per la politica locale ma anche per la società. Si arrivò a quella decisione dopo un crescendo di inchieste, polemiche e proteste, in un clima sociale infuocato (quel giorno Palazzo San Giorgio era stato occupato dai lavoratori dell’ex Gdm e in mattinata avevano protestato i dipendenti della Leonia). Ma quel provvedimento che nessuno si aspettava alla fine arrivò spazzando via la politica dal Palazzo di città per due lunghi anni. L’arrivo dei commissari mise fine al “regno” del centrodestra iniziato con Scopelliti, proseguito con le brevi esperienze di Raffa e la sindacatura Arena. Nel 2014 il cambio radicale con il centrosinistra vittorioso e poi riconfermato sei anni dopo e quindi ancora in sella.

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