Lo scorso 6 ottobre, in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico nella magnifica location del Teatro all’aperto, il sindaco della Città Metropolitana, Carmelo Versace, ha promesso che entro settembre 2023 il Parco archeologico di Medma sarà finalmente aperto alla fruizione pubblica, dopo un’attesa che dura da oltre un ventennio. Tuttavia bisogna considerare che vi sono tanti nodi da sciogliere.
Una delle problematiche di cui tenere conto è da ricondurre alla compresenza, nei 13 ettari della struttura, di quattro viersi enti (Comune di Rosarno, Soprintendenza archeologica, Città Metropolitana, Istituto agrario annesso al “Piria”) che, ciascuno in base alle rispettive competenze, sono costretti a convivere, come dimostrano i vari protocolli d’intesa, firmati a partire dal 2004 e via via riproposti con l’innesto di nuove proposte allo scopo di disciplinare competenze e ruoli dei quattro soggetti, che tuttavia non hanno prodotto i risultati sperati.
Vi è da prendere nella dovuta considerazione la recente proposta della Città Metropolitana di mettere a bando pubblico la gestione del Parco, possibile però se si riesce prima a risolvere un altro problema assolutamente non secondario. Infatti, una delle questioni di non facile soluzione è rappresentata dalla presenza, in metà dei 13 del Parco, dell’Istituto agrario, dove gli allievi svolgono le esercitazioni tecnico-pratiche nella superficie coltivata ad ulivi: 120 magnifiche piante di ulivo, da cui la scuola ricava il famoso olio dedicato al beato Rosario Livatino, il “giudice ragazzino” ucciso dalla mafia siciliana il 21 settembre 1990, un Beato... adottato dal “Piria”, quale esempio di alte virtù da offrire alla riflessione dei giovani.
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