Spietati, spavaldi, oppressivi. Gli emissari del racket non facevano sconti ad alcun costruttore che operava in città, indifferentemente se il cantiere fosse allestito in centro storico, sul Corso Garibaldi, nei quartieri della cintura urbana sud e nord, nelle periferie. Cambiava, a seconda dell'ubicazione del palazzo o condominio da realizzare, il destinatario finale dell'incasso, mai il modus operandi. Soldi, in percentuale alla dimensione dell'appalto, per lavorare senza patemi, senza subire danneggiamenti o blitz malandrini.
Il fenomeno racket è stato il tema principale del controesame dei fratelli Berna tenutosi ieri all'Aula bunker nel processo “Epicentro”. Prima attraverso le risposte fornite da Francesco Berna e poi dal fratello Fabio Berna la Procura antimafia ha aggiunto un altro tassello all'impianto accusatorio: in estrema sintesi tutti pagavano il pizzo. Di sicuro le vessazioni non risparmiavano i costruttori Berna, tra gli imprenditori più noti e affermati in città.
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