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Reggio, soldi e pure lavori in subappalto: il pizzo pagato ovunque in città

La testimonianza dell’imprenditore Francesco Berna nel processo “Epicentro”

Costruttori senza scampo. Nessuna deroga del “direttorio” di ’ndrangheta - De Stefano. Tegano, Condello e Libri- che secondo il pool antimafia detta le regole nel centro storico cittadino. Quattro vertici che condividono la medesima strategia criminale ed unico fine: incassare soldi, tanti soldi. Il diktat è preciso: in cantiere si presenta l'emissario dei clan che può accorciare i tempi per conoscenza personale o competenza territoriale, poi la divisione dell’incasso tra le quattro famiglie capofila. La ripartizione delle quote secondo alcuni analisti dell'Antimafia reggina non sempre soddisfa tutti e quattro i volti del direttorio, ma la vittima paga sempre e senza scontistica.
A confermare questo triste scenario è stato l'imprenditore Francesco Berna, che nelle scorse settimane è stato testimone nel processo “Epicentro”, il filone che si sta celebrando davanti al Tribunale collegiale e vede sul banco degli imputati quindici persone. Capi e gregari delle principali cosche cittadine. Interrogato in Aula dal Pubblico ministero Walter Ignazitto, Francesco Berna, tra i costruttori più noti della città, ha spiegato (come si evince dal verbale di udienza): «Abbiamo realizzato degli interventi in quasi tutta la città di Reggio. Cioè, abbiamo fatto lavori a Pellaro, abbiamo realizzato a Gebbione, viale Calabria, nella zona di Pentimele, in centro città, Spirito Santo, Condera, Villini Svizzeri. Essendo un'attività di trent'anni, abbiamo lavorato in quasi tutta la città».

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