Condannato e trasferito agli arresti domiciliari. È stato definito in Appello il procedimento a carico di Andrea Ripepi, il 64enne allevatore reggino condannato per il tentato omicidio nei confronti del figlio. La Corte d’Appello ha confermato la condanna a 8 anni di reclusione, già pronunciata dal Gup, ma ha concesso all’imputato il beneficio della detenzione domiciliare in accoglimento della tesi difensiva esposta dall’avvocato Attilio Parrelli. Il difensore proponeva la misura alternativa al carcere rappresentando come «la gravità del fatto non fosse tuttavia rappresentativa di una intensa pericolosità criminale», specificando ed argomentando come «il contesto familiare nel quale si erano verificati gli eventi, lo stato di incensuratezza dell’imputato e l’impossibilità di incontro tra i due familiari nella località prescelta» consentivano un alleggerimento della misura. Il Procuratore generale esprimeva parere contrario. La Corte d'Appello, accogliendo la richiesta difensiva e pur ribadendo «il disvalore dei fatti», ordinava la liberazione dell’imputato ed il suo accompagnamento presso il nuovo domicilio. Lontano dal figlio. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio