Reggio

Venerdì 03 Maggio 2024

L'invito di Cannizzaro a Falcomatà: “Fatti più in là”

Francesco Cannizzaro (Forza Italia)

«La Severino è una legge da rivedere. Così come alcuni aspetti dell’abuso d’ufficio. Su questo, adesso, siamo tutti d’accordo. Anche se anni fa non fu esattamente così. Ma lo sappiamo, la Sinistra tende a essere “giusta” solo quando le cose accadono dalle sue parti, altrimenti è solo severa, non giusta. Noi invece, coerenti e garantisti sempre, condanniamo fermamente, oggi più che mai, una legge che mette quotidianamente a repentaglio l’attività di sindaci ed amministratori locali. Anche quando sindaci e amministratori sono di partiti opposti a noi. Pertanto, auspico che il nuovo Governo possa rivedere presto questi aspetti». Fa un giro largo l’on. Cannizzaro, dopo la condanna ribadita anche dalla Corte d’Appello del sindaco sospeso Falcomatà. E lo fa dopo avere riflettuto almeno 40 ore scegliendo bene le parole che “affondano” Falcomatà e la sua esperienza di governo della città. «Andando, però, al di là delle beghe tra correnti politiche, la questione qui non riguarda solo l’esasperazione di un reato o gli effetti giusti/sbagliati di una legge. La questione è più delicata – avverte Cannizzaro –, più complicata, più generale. Perché qui si tratta dalla vita o della morte di un’intera città e, di conseguenza, della correlata Città metropolitana. Che è qualcosa di più della resistenza a cui fa appello Giuseppe Falcomatà».

Resistenza? No, egoismo

«Perché Reggio dovrebbe resistere? E soprattutto dovrebbe resistesre a che cosa? La resistenza per come la interpreta il sindaco eletto e sospeso, va chiamata per quello che è: egoismo. Personale e politico. Non c’è altro modo per definirla. La vera resistenza la sta facendo lui che, contro la volontà della stragrande maggioranza dei reggini, detiene le chiavi di una città imprigionata al volere di pochi, pochissimi. Ecco – spiega il coordinatore provinciale di FI – perché Falcomatà non può lanciare appelli di quel genere... Proprio lui che, invece, ha una responsabilità immane (diretta e indiretta) rispetto al disastro generale in cui versa oggi una delle città più belle d’Italia».

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