Ricorso “inammissibile” e condanna definitiva. La Corte di Cassazione ha confermato a carico di Vincenzino Zappia la condanna a 30 anni di carcere per l’omicidio di Giuseppe Cartisano, avvenuto a Reggio Calabria il 22 aprile del 1988. Regge quindi anche davanti ai Giudici Supremi l'impianto accusatorio del “cold case” di Reggio, la ricostruzione della Procura antimafia reggina che a distanza di 32 anni ha fatto luce su uno degli agguati più eclatanti della seconda guerra di 'ndrangheta a Reggio Calabria, lo scontro armato che insanguinò la città dello Stretto tra il 1985 ed il 1991 con centinaia di morti ammazzati.
L'agguato Cartisano porta quindi la firma di Vincenzino Zappia, 54 anni, braccio destro della 'ndrina De Stefano e colonnello della storica dinastia mafiosa del quartiere Archi. L'omicidio di Cartisano, avvenuto a Reggio Calabria, nella centralissima piazza De Nava. Durante la fuga, ci fu un conflitto a fuoco tra i carabinieri e i due sicari uno dei quali, Luciano Pellicanò, fu ucciso, mentre Zappia rimase ferito. Gli accertamenti tecnici sulle tracce ematiche trovate a terra, sul luogo dell’agguato, non consentirono all’epoca di risalire al killer. Dopo oltre 30 anni, però, quella macchia di sangue, conservata negli archivi giudiziari, per la Dda si è rivelata fondamentale per chiudere il cerchio sulle responsabilità nell’omicidio di Cartisano.
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