«Anche a Reggio, a Gioiosa Jonica nella Locride esisteva una ramificazione della P2. Durante un incontro a cui partecipai si parlava di candidati alla Regionali nei primi anni Novanta. I candidati erano Pietro Fuda, Amedeo Matacena, Zavettieri, Aranti, Zito, ma anche l’avvocato Paolo Romeo, si parlava anche di Luigi Fedele. Per loro bisognava raccogliere voti. Si parlava di sostegno elettorale mentre le candidature erano state stabilite dai Piromalli-Molè, e dai Pesce, Bellocco, Mancuso».
La politica, o meglio gli appoggi che alcuni esponenti e candidati alle elezioni Regionali avrebbero avuto dalla 'ndrangheta e poteri forti e deviati, al centro dell'udienza di ieri di 'Ndrangheta stragista, il processo sugli attentati ai Carabinieri consumati nel Reggino a cavallo tra il 1993 e il 1994 che rientrerebbero nel patto Cosa nostra palermitana e Cosche di Reggio per esportare anche in Calabria la stagione degli attacchi allo Stato e il ricatto alle Istituzioni per alleggerire le leggi antimafia.
In Corte d'Assise d'Appello si è sottoposto ad esame il collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro, imprenditore della sanità della Piana di Gioia Tauro che si definisce <vittima delle estorsioni e dell'usura da parte dei Piromalli Molè». Interrogato dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha spiegato il suo iter ed ingresso alla Loggia “Giustinianea” di Roma e ha ricostruito la rete massonica della P2 in Calabria, da Gioia Tauro e Gioiosa Jonica: «A Gioia Tauro il Gran Maestro era l’avvocato Pino Strangi, consuocero di Gioacchino Piromalli, grazie ad un accordo diretto con Licio Gelli, mentre a Gioiosa Ionica la funzione era ricoperta dal barone Placido, una struttura in cui vidi anche don Giovanni Stilo e altri personaggi della Locride».
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