Giovane esponente della cosca Serraino con attività commerciale (del fratello) sul viale Calabria e conoscenze nella roccaforte Archi, anche Daniele Filocamo, adesso collaboratore di giustizia ma dal passato di fedelissimo di Maurizio Cortese (anche lui collaboratore di giustizia dopo essere stato il leader delle giovani leve del clan Serraino), vantava svariati rapporti personali con le generazioni moderne delle cosche cittadine. Conoscenze personali che conferma nel processo “Epilogo” (esame in Tribunale il 30 settembre). Sollecitato dal Pubblico ministero Walter Ignazitto indica il primo nome: «Totò Libri l'ho conosciuto tanti anni fa come esponente della cosca Libri. Ultimamente era diventato il reggente, e poi c'è stato anche alla cerimonia del mio battezzo, quando mi fu conferita la “santa”. Quando si fa il battezzo, gli altri che ci sono possono dare sia il parere favorevole, che il parere sfavorevole. E lui, in quella occasione, per me ha dato il parere favorevole. Libri e Serraino, ultimamente, diciamo, quando Totò era il reggente, erano amici, però io con lui avevo un rapporto particolare, anche al di fuori della ‘ndrangheta». Daniele Filocamo traccia un profilo di autorevolezza ed affidabilità ’ndranghetista: «L'ho sempre ritenuto un ragazzo serio, che con tutti gli altri non c'entrava completamente niente. Che non era un “tragediatore”, non era falso, non era ipocrita, era uno che parlava chiaro, una persona seria, va’!».
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio Calabria
Caricamento commenti
Commenta la notizia