«Mi ritrovo con uomini di qualunque provenienza ed età che chiedono “dov’è il cesso” indicando la necessità fisiologica di dover urinare portandosi una mano ai genitali. Mi sento chiamare “incapace” e “fannullona” da utenti insoddisfatti dell’andamento di altri uffici comunali. Capita di sovente che sulla mia testa cadano carte o polvere che mi si deposita addosso perché la mia postazione è raso scala, senza alcuna porta né muro. Molte volte sono stata costretta a prendere giorni di ferie per i dolori che provocano al mio corpo i bruschi cambi di temperatura. Sono un essere umano, una donna, una mamma, una vincitrice di concorso dopo quasi 27 anni di lavoro precario». È l’amara denuncia dell’ex vigilessa Nancy Saltalamacchia, assunta come Lsu nel lontano ’97 e insieme ad altri ex colleghi destinata a mansioni diverse all’interno del Comune (prima alla biblioteca, oggi è addetta all’Urp, Ufficio relazioni con il pubblico) in attesa dell’esito del procedimento penale scaturito dall’inchiesta della GdF contro l’assenteismo che, nel 2020, in pratica portò all’azzeramento dell’intero corpo di Polizia locale. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio