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Operazione Propaggine, Cassazione dispone nuovo giudizio su ordinanza per ex sindaco di Cosoleto

Antonino Gioffrè

Annullamento con rinvio per un nuovo giudizio in merito dell'ordinanza che disponeva gli arresti domiciliari a carico del sindaco di Cosoleto Antonino Gioffrè, tra gli indagati dell'operazione “Propaggine”. La decisione è stata presa dalla Corte Suprema di Cassazione in accoglimento del ricorso avanzato dagli avvocati Fortunato Schiava e Carlo Morace. Il dottore Antonino Gioffrè risponde del reato di scambio elettorale politico-mafioso.

La difesa esprime soddisfazione per la decisione della Sesta Sezione della Corte di Cassazione che ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale di Reggio Calabria confermativa del provvedimento di arresti domiciliari emesso dal Giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria. Gli avvocati Schiava e Morace sottolineano come "la decisione della Cassazione rimette in discussione la gravità indiziaria e la configurabilità del reato ascritto al dottore Gioffrè, temi sui quali il Tribunale di Reggio Calabria dovrà nuovamente pronunciarsi alla luce delle censure della Cassazione e dei rilievi difensivi".

L’inchiesta “Propaggine” ha svelato come per la prima volta la cosca di 'ndrangheta Alvaro abbia dato vita ad una cellula di ’ndrangheta a Roma. Una “locale” in piena regola, riconosciuta, operativa. Un blitz assestato in sinergia investigativa dalle Procure di Reggio Calabria - 34 persone arrestate (29 in carcere e 5 ai domiciliari) accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, favoreggiamento commesso al fine di agevolare l’attività del sodalizio mafioso e la detenzione e vendita di armi comuni da sparo ed armi da guerra aggravate - e di Roma - 43 colpite da misura cautelare (38 in carcere, 5 ai domiciliari) per aver agito agli ordini del cartello mafioso “Alvaro-Penna” con l'obiettivo di «acquisire la gestione e il controllo di attività economiche in svariati settori, ittico, panificazione, pasticceria, del ritiro delle pelli e degli olii esausti, oltre all'uso sistematico ad intestazioni fittizie al fine di schermare la reale titolarità delle attività». Nel mirino la cosca Alvaro, i potenti di Sinopoli e Cosoleto che hanno conquistato spazi in mezza Italia - dal Lazio alla Lombardia, Emilia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta - ed all'estero - in Svizzera, Germania e Canada - e facendo ancora oggi la voce grossa in Australia, avevano messo le mani anche sulla Capitale.

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