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‘Epicentro’ a Reggio, le intercettazioni: “Affari in sinergia, ma Audino rispondeva ai boss”

I racconti del collaboratore Roberto Moio. «A San Giovannello ci sono stati un sacco di soldi...»

Alleanze, sinergie, collaborazioni: le ’ndrine della città viaggiavano all'unisono nel nome degli affari. Anche quando c’erano due anime mafiose che scorrazzavano sul medesimo territorio, nel perimetro di un unico quartiere. La gestione “condivisa” di San Giovannello all'indomani della “pax” che ripose sottoterra pistole e lupare è stato uno dei temi affrontati nel processo “Epicentro” con il collaboratore di giustizia Roberto Moio (verbale d'udienza del 21 ottobre scorso). Il pentito dal passato da luogotenente apicale della cosca Tegano ha risposto alle domande del Pubblico ministero Walter Ignazitto e della presidente del Tribunale collegiale, Silvia Capone (giudici a latere Carla Costantino e Marco Cerfeda).
Presidente Capone: «Spartizioni, lavori, interessi delle varie organizzazioni criminali, interessate, coinvolte a seconda del luogo in cui si realizzavano queste opere, si eseguivano questi lavori». Moio: «La maggior parte, quando da Tegano vengono persone, vengono per favori, tipo gli appalti che bisogna fare, un lavoro che bisogna fare in un posto, di mandare imbasciata, se può iniziare a portare le macchine, gli escavatori, i camion e via discorrendo. Di solito si fa così». Presidente Capone: «A proposito delle relazioni tra gli Audino e i Tegano, Lei ha detto: “Eravamo tutti lì, a un certo punto: perché gli Audino chiedevano il permesso ai Tegano?».

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