Reggio

Sabato 23 Novembre 2024

Reggio, Giorgio Benestare “non si spiega” l’incidente-agguato che ha subìto

Non si spiega né riesce ad intravedere le motivazioni che hanno spinto coloro che si trovavano a bordo del “Fiat Doblò” il 26 maggio 2021 quando progettarono di investirlo con l'obiettivo di ammazzarlo mentre passeggiava a piedi, a poche decine di metri dalla sua abitazione ubicata nel quartiere Archi. Un concetto che la vittima del clamoroso agguato-incidente ad Archi, Giorgio “Franco” Benestare, che i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio indicano «quale esponente di primo piano della ’ndrangheta», ha ripetuto nei due interrogatori sostenuti al Grande Ospedale Metropolitano (il 26 maggio stesso e il 19 giugno 2021) agli investigatori della Squadra Mobile, ed ha ribadito in Tribunale nel processo ordinario ad uno dei due imputati (Emilio Molinetti junior; l'altro, Marco Geria, è stato già condannato a 10 anni dal Gup). Poche battute che non hanno aggiunto alcun elemento prezioso o nevralgico alla ricostruzione dei fatti, per poi procedere con il consenso delle parti processuali, all'acquisizione dei due verbali di interrogatorio. “Franco” Benestare alla Polizia spiegò la sua giornata, la vita che stava conducendo, e l'assenza di qualsiasi sospetto: «La mattina dell'incidente ero uscito a piedi per fare la spesa. Ogni quattro o cinque giorni uscivo per fare qualche giretto a Archi. Il giorno dell'incidente ho fatto un giro più lungo. Nessuno sapeva che avrei fatto quel giro la mattina dell'incidente, nemmeno i miei familiari. Vi posso dire che vado d'accordo con tutti e non mi aspettavo che una macchina mi venisse addosso. Non avevo alcuna preoccupazione, nessun sentore che qualcuno potesse farmi del male». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio

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