“I recentissimi drammatici eventi, che solo per circostanze fortuite non hanno avuto conseguenze funeste, non possono passare nel dimenticatoio. La storia, nell’ASP di Reggio, si ripete. Da un lato i pazienti psichiatrici, i loro familiari; risalgono a solo pochi giorni fa gli eventi di mamme che hanno rischiato la vita. Urla di dolore nel silenzio assordante in cui è piombata, da tempo, la classe politica e burocratica/amministrativa locale. Incapacità o calcolo cinico per indicibili interessi consumati sulla sofferenza mentale? Quel che certo è che il blocco dei ricoveri, che ormai vige nella nostra realtà da ben otto anni, costituisce la punta dell’iceberg di una logica di inciviltà in cui la persona che soffre, i suoi familiari, non contano. O meglio: contano, ma solo per il soddisfacimento di altri interessi”. E’ quanto si legge in una nota della Lega delle Cooperative Calabria che sottolinea, ancora una volta, l’annosa questione delle strutture psichiatriche residenziali nella provincia di Reggio Calabria.
“L’incapacità istituzionale nel trovare una adeguata soluzione e transitare verso il legittimo accreditamento delle cooperative che, nelle strutture miste pubblico-privato, gestiscono la residenzialità psichiatrica nella nostra provincia, continua a creare enormi disagi ad una utenza psichiatrica che, nella migliore delle ipotesi, è costretta ad emigrare verso altre province o altre regioni, in una condizione in cui anche i legami familiari vengono compromessi – si legge nella nota -. E qualora la migrazione sanitaria non sia possibile le famiglie sono costrette a rivolgersi, come la cronaca di questi giorni ci ha informato, a situazioni di ripiego, al ricorso di ricoveri in strutture abusive e inadeguate sotto ogni profilo, nonché mortificanti la stessa dignità umana. O, come anche la più recente cronaca conferma, a restare nello stato di abbandono più assoluto”.
“Il blocco dei ricoveri, che riguarda strutture pubbliche già operanti dal 1990, è un atto perverso nei confronti della tutela della sanità nella provincia di Reggio Calabria. E’ una “cartina al tornasole” del modo con cui l’amministrazione considera la persona che soffre, trattata, al più, come un pacco – si legge ancora -. Eppure, nel 2015 la Regione Calabria e l’ASL di Reggio Calabria, con l’istituzione di un tavolo tecnico regionale presso il Dipartimento Tutela della Salute, avevano concordato un percorso che, nel giro di un anno, avrebbe dovuto concludersi con l’accreditamento, in capo alle cooperative che gestivano i servizi, di tutte le strutture psichiatriche già operanti nella forma mista pubblico-privato sociale”.
“Le cooperative in questione hanno rispettato quando sancito dalla Regione Calabria e dall’ASP, hanno formato e riqualificato il personale ed hanno attivato ingenti investimenti per adeguare gli immobili alle prescrizioni funzionali all’accreditamento.
“Nonostante ciò, la Regione Calabria, inspiegabilmente, non ha portato avanti il processo di accreditamento stabilito mediante il “tavolo tecnico”. Ed è così che, paradossalmente l’ASP 5 ( e quindi la Regione) continua a retribuire il personale proprio operante presso le strutture “miste” superstiti (diverse sono state già costrette a chiudere), con pazienti psichiatrici ricoverati lontano da casa, con ulteriore esborso da parte dell’azienda sanitaria. Oppure l’ente pubblico abbandona pazienti e familiari al loro destino, senza cura alcuna, come ci ricorda la cronaca con l’episodio del ragazzo con gravi disturbi psichiatrici che attenta alla vita della madre con un coltello”, si rimarca nella nota.
“La Regione Calabria è sinora sorda e completamente insensibile al problema; i vertici istituzionali hanno persino disertato un incontro che, va dato atto, recentemente era stato richiesto dal Commissario Straordinario dell’ASP di Reggio Calabria con il fine di pervenire ad una soluzione dei più gravi problemi. Non resta che fare appello al Presidente della Regione Calabria, nella sua qualità di Commissario alla Sanità, affinché affronti e risolva, in prima persona, l’intollerabile assenza di ogni doverosa tutela sanitaria, che connota la disastrosa situazione in cui versa il settore della salute mentale – conclude la nota di Legacoop Calabria -. Si ricorda che nel 1990 la provincia di Reggio Calabria è stata, unica nella Regione, ad aver attivato le strutture riabilitative distribuite nel territorio in conformità alla legge Basaglia. Era e resta un modello di riferimento, un’esperienza virtuosa, che rischia di essere definitivamente smantellata da una classe politica che ha preferito privilegiare risposte istituzionalizzanti, basate su logiche “centralizzate”, simili a quelle proprie degli ospedali psichiatrici, negate dalla legge Basaglia. Si aspetta una risposta alla legittima aspirazione verso l’accreditamento delle cooperative operanti, da oltre trent’anni, nelle strutture a gestione mista. Si dichiara pertanto, lo stato di agitazione perpetuo, chiedendo al presidente Occhiuto un incontro a breve, al fine di verificare la reale volontà politica e tecnica di dare una risposta definitiva all’utenza psichiatrica reggina”.
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