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Docenti ricordano Rossella Casini, la studentessa vittima della faida di Palmi

La ragazze desiderava redimere il suo fidanzato, appartenente a un clan malavitoso calabrese che invece obbedendo alle logiche perverse del suo contesto contribuì a spezzarle la vita

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda, anche quest’anno, la figura della giovanissima studentessa fiorentina di psicologia Rossella Casini, uccisa dalla 'ndrangheta il 22 febbraio 1981, «semplicemente perchè - è scritto in una nota - desiderava redimere il suo fidanzato, appartenente a un clan malavitoso calabrese che invece obbedendo alle logiche perverse del suo contesto contribuì a spezzarle la vita. La giovane con la sua purezza e fiducia negli ideali dell’onestà sperava di poter cambiare l’animo di chi le stava accanto; purtroppo non è andata così ma il ricordo della sua gentilezza e onestà intellettuale continuerà ad accompagnare tutti coloro che credono nella possibilità di una società diversa e più sana».

Rossella, vittima della faida di Palmi, che in Calabria, nel 1981, stava insanguinando la provincia di Reggio Calabria «rappresenta - si evidenzia - uno degli omicidi più raccapriccianti della 'ndrangheta. Leggere gli eventi e le sentenze che condussero alla morte la studentessa risulta veramente inquietante e infonde un senso di malinconia profonda: la giovane cercava disperatamente di allontanare il proprio fidanzato, Francesco Frisina, da un imprinting intriso di violenza e omertà, suggerendogli di testimoniare e rivelare i lati più oscuri dei rapporti tra le 'ndrine Gallico - Frisina e Porpiglia-Condello, ma incontrò la brutalità - scrive il coordinamento - e la violenza anche della famiglia Frisina, che ne pretese la morte, come racconta il pentito palermitano Vincenzo Lo Vecchio»

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