Minacciano lo sciopero. Se entro 15 giorni non si sbloccano i ricoveri, fermi ormai da otto anni gli operatori che si prendono cura dei pazienti psichiatrici incroceranno le braccia. Sarebbe la prima volta. Dopo anni di rivendicazioni e di battaglie la pazienza di questi lavoratori che vivono da 30 anni la precarietà è arrivata al capolinea.
Anni di impegni, rassicurazioni, promesse poi diventate delusioni, anni di avvicendamenti ai vertici di Asp e Regione in cui amministratori, presidenti e commissari hanno annunciato ma non agito. L’appello ultimatum è rivolto al presidente Occhiuto, nel suo ruolo di commissario alla Sanità. La richiesta sempre la stessa: riordino del settore, accreditamento e di conseguenza sblocco dei ricoveri.
In questa situazione a rimetterci sono i pazienti sballottati in altri territori, e le loro famiglie e poi gli operatori che vivono la precarietà da decenni. Operatori che hanno maturato decenni di esperienza. Da quando la legge Basaglia ha portato alla chiusura dell’Ospedale psichiatrico reggino, struttura che era arrivata alla ribalta della cronaca nazionale e all’attenzione della magistratura per via delle condizioni disumane in cui versavano i degenti. «Il nostro lavoro, prestato presso i soggetti del privato sociale che gestiscono i servizi di riabilitazione, ha consentito la restituzione della dignità agli ospiti delle strutture che la precedente organizzazione dell’ente pubblico aveva negato. Da oltre 30 anni possiamo dire di costituire l’asse portante su cui si regge un servizio, svolto per conto dell’Ente pubblico, che, diversamente da quanto accaduto nelle altre province, è stato attuato in conformità delle previsioni della legge “Basaglia”, con piccole strutture distribuite nel territorio».
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