Che sia la volta buona? Beh, dopo tredici anni sarebbe proprio il caso, se è vero che dal 2010 – con i primi passi del piano di rientro dal debito sanitario – la chiusura di una ventina dei circa 60 ospedali della Calabria ha comportato, insieme al lunghissimo blocco del turnover del personale sanitario, una crisi assistenziale progressiva, legata al mancato sviluppo dei servizi territoriali. La spinta (forse) decisiva per la riorganizzazione della sanità arriva dal Pnrr. E soprattutto dalle sue scadenze vincolanti. Parliamo di servizi di prossimità, quelli più vicini alle prime necessità della cittadinanza. Il punto di partenza Lo scorso maggio furono il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in qualità di commissario ad acta per il piano di rientro, e l’allora ministro della Salute, Roberto Speranza, a firmare il Contratto istituzionale di sviluppo del Pnrr – Missione 6 “Salute” della Calabria. Per intenderci, del Cis si parlò in quell’occasione come di «uno strumento di programmazione identificato dalla normativa nazionale per la Missione “Salute” del Pnrr, che contiene l’elenco degli interventi programmati nella regione Calabria per il conseguimento degli obiettivi di rafforzamento del Servizio sanitario». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio