Nell’operazione "Hybris" sono finiti in carcere i boss e i luogotenenti delle cosche di 'ndrangheta Piromalli e Molé di Gioia Tauro. Per quanto riguarda i Piromalli, è stato disposto il carcere, tra gli altri, per Girolamo Piromalli detto «Mommino» di 43 anni, ritenuto la figura apicale della cosca, Salvatore Copelli (55), Aurelio Messineo (59), Francesco Cordì (46), Rocco Delfino detto «U Rizzu» (61), Arcangelo Piromalli (51), Cosimo Romagnosi (63) e Antonio Zito detto «u Palisi» (72). L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa anche per Antonio Molé detto "u Jancu" (33), considerato il reggente dell’omonima cosca, e per Ernesto Madaffari alias «u Capretta» (48), che per conto dei Molé «svolgeva con metodi mafiosi il controllo sul mercato del pesce a Gioia Tauro». L’indagine dei carabinieri ha ricostruito le dinamiche della cosca Piromalli nei mesi antecedenti alla scarcerazione del boss Giuseppe Piromalli, detto «Facciazza», avvenuta nel maggio 2021 dopo 22 anni di detenzione. Grazie alle intercettazioni, la Dda ha potuto registrare un riavvicinamento tra i Piromalli e i Molé a distanza di 15 anni dall’omicidio del boss Rocco Molé avvenuto il primo febbraio 2008. Stando agli investigatori, infatti, i luogotenenti dei Piromalli volevano ripristinare una partnership con i Molé, che avrebbe reso più semplice il raggiungimento degli obiettivi strategici di natura illecita. La ripresa dei contatti tra le due famiglie di 'ndrangheta ha riguardato il controllo del mercato ittico e, in particolare, l’occasione l’ha fornita l’incendio di un peschereccio in un cantiere navale alla Tonnara di Palmi nell’ottobre 2020. La vittima del danneggiamento, invece di denunciare, ha cercato la copertura mafiosa dei Piromalli che, quindi, hanno aperto un dialogo con i Molé poi sfociato in una pace raggiunta durante un summit, organizzato il 3 dicembre 2020 all’interno del cimitero di Gioia Tauro. Nell’ordinanza, il gip Stefania Rachele ha sottolineato la "sistematica attività estorsiva ai danni degli imprenditori». A uno di loro è stata imposta l’assunzione degli affiliati in una fabbrica attiva nella zona industriale del porto di Gioia Tauro. Tra i 15 indagati finiti agli arresti domiciliari ci sono anche Maria Martino (di 69 anni) e Grazia Piromalli (44), rispettivamente moglie e figlia del boss Pino Piromalli "Facciazza». Entrambe sono accusate di estorsione.